Questa è una poesia di Eugenio Montale tratto da Ossi di Seppia – 1925, che mi ha ispirato:
Forse un mattino andando in un'aria di vetro,
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.
Poi come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto
alberi case colli per l'inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.
Come il poeta che, diversamente dagli altri, ha lo sguardo fisso in entrambe le direzioni: dietro (il nulla come origine), davanti (il mondo, con i suoi inganni), Giano Bifronte, è il simbolo ideale per rappresentare l'anno che finisce e quello che sta per arrivare. E con l'Epifania, le feste ormai alle spalle, il consueto inganno della vita riprende il suo ciclo.
In una mattina tersa e limpida il poeta scopre, girandosi velocemente all'improvviso dietro di sé, l'epifania del Nulla, una vera intuizione del "vuoto", che viene vista con favore (come "miracolo" appunto) perché corrisponde alla verità contrapposta all'apparente realtà delle cose. E' sconcertante poiché con tale realizzazione ogni punto di riferimento e orientamento viene a mancare.
Tutto quello che percepiamo effettivamente ci viene offerto dai nostri sensi che sono davanti - il senso di realtà di ciò che sta effettivamente dietro di noi è solamente un interpretazione del nostro cervello. Questa “macchina” che mira alla nostra sopravvivenza, elabora come le cose sono secondo i “suoi” criteri, basati su dati ricevuti dalla nostra esperienza e dagli elaborati dei nostri sensi.... ma il più delle volte prende le decisioni senza che ce ne rendiamo conto. Non abbiamo mai realmente la consapevolezza di ciò che ci sta dietro. Cos'è davvero il mondo che rimane dietro di noi? Il cervello decodifica e sceglie, come lo schermo illusorio della nostra poesia, di proiettare velocemente i nostri “alberi case colli” ma, se la vera realtà è il "nulla", gli oggetti dell'esperienza non sono che parvenze ingannevoli. Quale più bella scoperta di quella di sapere che noi siamo i Creatori della nostra stessa vita? Sapere che tutto ciò che siamo, siamo stati e che vediamo... è tutto una nostra creazione? La realtà è soggettiva: ci confrontiamo con altri ma infondo sono tutte interpretazioni. Niente è giusto perché niente è sbagliato. Siamo insomma Niente è perciò Tutto. Siamo soli nella creazione ma tutt'uno con l'Universo, e perciò in unisono con tutti. Fa perdere il senso dell'equilibrio “con il terrore di ubriaco”!!
Ma una volta vissuta la miracolosa esperienza, non si può più tornare alla condizione abituale e illusoria degli "uomini che non si voltano", incapaci di porsi i grandi problemi filosofici e quindi attingere alla consapevolezza del "nulla". Tale consapevolezza è un privilegio ma anche una condanna, apparta e pone al silenzio ("me n'andrò zitto"), impossibilitati a svelare il "segreto" a chi non lo potrebbe capirlo.
Il mondo dietro di noi, l'anno appena passato... c'è e non c'è più. Il mondo davanti a noi, l'anno che sta per arrivare... c'è ma ancora non si è manifestato. In mezzo il vuoto. Il mio proposito dell'anno nuovo? Andare avanti affrontando quello che la vita mi offre, riscoprire la mia essenza e percepire lo spazio intorno a me, tener stretto quella sensazione di esistere, espandere la mia realtà d'amore a chiunque ne voglia e che ne abbia bisogno, emozionarmi senza vergognarmi – perché è così, nella mia tristezza e nella mia gioia che ho un senso di vivere...