Eccoci nuovamente a uno degli appuntamenti tradizionali più pazzi di fine estate!
Sì, Festa dell'Uva che dovrebbe chiamarsi invece, Festa del Vino. Dedicata a Bacco, il paese apre le sue cantine e diventa una vetrina per i vini DOC dell'area del Trasimeno. E poi i carri - ironici e creativi che fanno divertire e sorridere che girano per il paese in una pazza frenesia. In origine una festa paesana agricola per festeggiare la vendemmia, si è piano piano trasformata adattandosi sempre più ai tempi e ai suoi abitanti. E il distillato rubino che viene versato a fiumi qualche vittima inebriata l'ha creata. Liquido che tenta chiunque e la contaminazione cerebrale porta all'inevitabile fine.
Qual'è questa attrazione irrefrenabile?
Quella voglia inconscia di evadere dalle catene sociali che si portano quasi fossero guanti, quel desiderio frenato di respirare senza la maschera soffocante di chi si dovrebb'essere... che bello scivolare lentamente in quell'abisso ottenebra dove non esistono confini.
Offuscamento ma anche chiarezza – in vino veritas. La verità che scorge mentre il vino scorre e non ci sono limiti. Peccato che in questa società odierna si debba ricorrere a mezzi esterni per liberarsi da ciò che internamente si soffoca, che ci si riesca solo a relazionare con le persone grazie allo stimolo dell'eloquenza dell'alcol.
Non sarebbe più facile semplicemente essere? Anche se questo significherebbe apparire forse un po' originali agli occhi degli altri. Effettivamente la follia ha molte forme e quello più comune è proprio quello che si ritrova nell'unicità dell'essere se stessi. Be, come dice Pirandello “Gli unici modi per fuggire dalla vita sono la pazzia e l'ironia” e devo proprio dire che di folli a Panicale non ne mancano proprio... e neanche d'ironia.
Cin cin.