Eccoci tornare inevitabilmente alle favole. Sabato e domenica sera la nostra compagnia teatrale, La Compagnia del Sole, ha messo su un altro delle sue “opere d'arte”, Pinocchio, una versione adattata in modo eccezionale dal romanzo “Le avventure di Pinocchio” di Collodi.
Ecco questa favola, lunga e travagliata nella sua versione integrale, colmo di significati e lezioni da interpretare.
Nasce un bambino da un ceppo di legno, senza una mamma, ed è subito dispettoso. Racconta bugie e crea la sua realtà fantastica... sarà perché la sua realtà gli pare inaccettabile? O perché gli manca la mamma?
E' sicuramente una storia singolare dove un burattino si ritrova gettato in un mondo di umani, già grandicello, ad affrontare tematiche e situazione di cui non ha i mezzi per affrontarli. E' una storia che parla dell'accettare la propria unicità, di non farsi tirare dentro dalla massa, del fidarsi del proprio inconscio (l'amico Grillo Parlante), di crescere insomma prendendo da soli delle decisioni, decisioni che determineranno il proprio destino. Geppetto non può aiutare Pinocchio a uscire dalle difficili situazioni in cui si ritrova perché deve trovare la forza di farlo da solo, contando sulle sue risorse.
E' una cosa bella e nel contempo paurosa capire quanto siamo potenti nel determinare il nostro benessere o malessere, capire che, qualunque modo sia la nostra vita in questo momento, è solo frutto di decisioni che noi stessi abbiamo intrapreso. Che nessuno, e proprio nessuno, è responsabile della nostra vita, tranne che noi stessi.
E gli altri personaggi?
Il Gatto e la Volpe possono essere considerati come gli aspetti interni della mente del protagonista, rappresentando i suoi bisogni, le sue parti più inconsce ed oscure e il confronto con questi due personaggi mette in difficoltà il nostro burattino e lo obbligano ad aprire gli occhi ed a abbandonare il lato più innocente dell’infanzia. Un doloroso addio all'innocenza e all'ingenuità.
Le difficoltà, e ancor più quelli che ci fanno soffrire a fondo, non sono altri che doni che ci aiutano a crescere e a capire meglio come muoverci in questo mondo di matti...
E che dire della Fata Turchina? La parte femminile che Pinocchio conosce così poco, forse proprio lo spirito della madre mancata. Così ineffabile, misteriosa per il nostro personaggio, ma davvero vitale per il suo equilibrio. Sarà proprio lei, infatti, quando Pinocchio salva il padre dalla ventre del pescecane, dimostrando di essere maturato, a trasformarlo in bambino vero. Gli toglierà quindi quella maschera per far vedere la sua vera natura.
Si passa dalla perdizione e si arriva alla salvezza: Pinocchio cresce quando ha imparato a pensare con la sua testa, quando ha imparato ad ascoltare, a vedere, quando ha imparato cosa siano l'amore incondizionato e la sofferenza, la vita e la morte.
Comunque bravi ragazzi, ci avete nuovamente fatto emozionare...
Pubblicato il 27/06/2013