Che giorni gloriosi di sole e di luce cristallina, di aria fredda che punge i polmoni, di rose ancora in fiore e foglie multicolori esposti in una tavolazza sul prato. Faccio un sospiro di sollievo e mi sento addosso una pace: è come se, con le foglie che cadono, tutte le mie inquietudini e le mie angosce, le mie frustrazioni e le mie rabbie... cadono con loro. Mi sento sollevata dal peso delle mie “storie” che fluttuano nella mia testa come nuvole oscurando la limpidezza e l'essenzialità dell'essere. Ascoltate, mi sento di dire mentre guardo a tutte quelle belle foglie gialle e rosse distese sull'erba, siete belle, ma non servite più ora: la natura può lasciarvi andare: può estendere i suoi rami nudi verso il sole pallido, come io posso porgere la mia anima nuda al cosmo. In questi giorni di chiarezza ho un senso di empatia con il mondo, vedo una connessione con tutti. Guardo un vecchio che scava nel suo orto e so ciò che sente, guardo negli occhi del marocchino che vende fazzoletti e sento di conoscerlo, il grande sorriso sul volto dipinto della cassiera al supermercato mi fa venire voglia di piangere. Sento un unione con il tutto: sentiamo tutti le stesse cose, tutti noi ridiamo e piangiamo: sebbene le nostre storie siano tutte diverse, i nostri rami vuoti, quando esposti al cielo, sono tutti fatti della stessa corteccia.
Pubblicato il 16/11/2016