Il problema con gennaio è che, finito il periodo di feste, luci favillanti, cene con amici, bevute, risate, andare a letto tardi, svegliarsi veramente tardi, il camino che va.... ci sembra che tutto il bello finisce. A gennaio si ritorna a lavoro, si ritorna a scuola, si riprende il tran tran, come prima, peggio di prima... si sa che natale è lontano lontano e fa freddo, è uggioso e c'è la nebbia che entra nelle ossa... Un altro anno in arrivo... pieno di sorprese... di incognito, un altro alle spalle, da lasciare andare. E di nuovo, ci si trova a gennaio a giocare in quel momento sospeso tra quello che è stato e quello che sarà... in quello spazio che ti da' la libertà di essere e creare. Una magica pagina vuota su cui disegnare lasciando fluire emozioni e pensieri con fluidi colorati nel bianco di questo gennaio, finché non si intravede la porta, il varco... e da lì saltellando incuranti come bambini ingenui e puri, affrontiamo questo nuovo anno. Non con coraggio, non con falsi morali, falsi ottimismi cercando di “vedere la luce al di là di questa triste nebbia”... bensì amalgamandoci con la nebbia stessa, perdendoci in essa, perdendo la nostra corporeità anche solo per un attimo e vivere ... grati di essere qui, grati di questo nuovo anno, della vita. E concludo con una filastrocca di G. Rodari, che sa sempre come far sorridere... fammi gli auguri per tutto l'anno: voglio un gennaio col sole d'aprile, un luglio fresco, un marzo gentile; voglio un giorno senza sera, voglio un mare senza bufera; voglio un pane sempre fresco, sul cipresso il fiore del pesco; che siano amici il gatto e il cane, che diano latte le fontane. Se voglio troppo, non darmi niente, dammi una faccia allegra solamente.
Pubblicato il 08/01/2014