San Valentino è alle spalle e Pasqua alle porte e mi chiedo perché si ha questa tendenza a misurare tutto sulle aspettative di qualcosa di “bello” che si avvicina... Perché viviamo nell'attesa costante di quel qualcosa che spezzerà la catena della noia, della routine - quell'occasione speciale che ci stupirà davvero?
Sarà perché quell'attendere ci da' l'impressione di essere vivi (cosa che siamo comunque)? Poi, quando arriva quella festività tanta bramata, quell'incontro così desiderato, quella vacanza meritata, più veloce della luce siamo già proiettati su quella occasione nuova ancora all'orizzonte.... forse per paura di cadere in quella depressione post-gioia. Non è felicità questa effimera sensazione di contentezza – si sa già che arriva e passa come un soffio di vento.
Se solo sapessimo che l'amore di San Valentino è quell'amore che sta in fondo al nostro cuore, il nostro amore, l'amore di noi, della Vita, degli altri – quell'amore che non cambia mai, né aumenta né diminuisce. C'è ed è vero e profondo.
Pasqua non è l'Uovo di Pasqua, non è il pranzo con la famiglia – che si può fare sempre, ogni qualvolta che si ha un po' di voglia di stare insieme. Non è la Colomba, né la Pace – perché fare pace con noi stessi, perdonarsi davvero è qualcosa che dovremo fare costantemente. Eliminare tutto il rancore e la rabbia verso chiunque, tagliare con quel passato che ci trascina giù, impedendoci di volare. Volare tutti i giorni verso le alture di questo mondo in cui abitiamo dove le sorprese ci possono capitare in ogni momento, se solo li sapessimo captare.